Il lavoro di ascolto nella seduta analitica. Seminari di supervisione clinico/teorici

Freud, nel 1917, affermava che “La psicoanalisi come scienza è caratterizzata non dalla materia che tratta, ma dalla tecnica con la quale opera” (Introduzione alla psicoanalisi, OSF 8, pag. 542).

Si potrebbe dunque proseguire dicendo che in quanto pratica ha meno a che fare con la teoria che enuncia di quanto non abbia a che fare con il materiale su cui lavora, e qui si pone lo scarto tra teoria e pratica, esperienza e metodo.

La natura profonda della pratica deriva dall’osservazione, ma in particolare dall’ascolto che ha luogo in questa osservazione.

Si tratta di un’osservazione che, lungi dal ricercare la conferma di verità prestabilite, si poggia al contrario sulla fragilità intrinseca a queste verità. Un’osservazione dunque in cui ogni certezza preliminare sarebbe a priori invalidabile, messa in dubbio e sottomessa ad interrogativi.

Continua a leggere

Setting analitico e apertura di mondi possibili

Civitarese carrà  La giornata di studio si propone di presentare gli elementi teorici essenziali appartenenti alla Teoria del Campo e di applicarli poi ad un caso clinico, consentendone la lettura in termini di teoria e teoria della tecnica.

La Teoria del Campo fa riferimento, come è risaputo, ad autori quali i Baranger, Ogden e Ferro e si colloca nell’ambito dell’approccio bioniano.

Continua a leggere

La neutralità in psicoanalisi. Seminari di supervisione clinico/teorici

Viene proposto un ciclo di seminari clinico/teorici che avranno come obiettivo quello di approfondire e sviluppare, attraverso la discussione di materiale clinico, il tema della neutralità analitica e dei suoi rapporti con il transfert, il controtransfert, la presenza dell’analista, la dinamica relazionale, ecc. .

Ricordiamo che Strachey ha scelto di tradurre con il termine neutralità ciò che Freud chiamava Impassibilità nel suo scritto “Osservazioni sull’amore di traslazione” (1914), indicando con ciò quella che deve essere la posizione dell’analista di fronte alle sollecitazioni del transfert amoroso. Nelle varie forme che ha rivestito, per le diverse critiche che ha suscitato, la neutralità è sempre apparsa come un supporto essenziale all’analizzabilità del transfert. Si potrebbe pensare alla neutralità come ad una manifestazione da parte dell’analista del suo legame profondo con il metodo che organizza il lavoro, un legame che porta con sé un valore di terzo, una funzione terzieizzante.

Continua a leggere

La musicalità del controtransfert. Seminari di supervisione clinico/teorici

Con i seminari clinico/teorici proposti, si andranno a sviluppare gli elementi che riguardano la dialettica delle dinamiche di transfert e controtransfert, con particolare attenzione a ciò che attiene agli aspetti controtransferali.

Il controtransfert dell’analista contempla un attitudine preconscia, con basi inconsce, animata da un desiderio iniziale di “capire” che precede il transfert (M. Neyraut). Potremmo definire questo controtransfert di “accoglienza” (L. de Urtubey).

Il controtransfert evolve a seconda dei momenti attraversati dalla coppia terapeutica e, in teoria, l’analista dovrebbe disporre di diverse maniere per identificarsi al paziente: identificazioni primarie all’essere umano; edipiche secondarie che contribuiscono alle fasi di controtransfert materno o paterno; concordanti (con l’Io o il Super-Io del paziente); complementari (con gli oggetti interni del paziente) ecc.

Continua a leggere